La diffusione dei 15 Sabati è strettamente legata al Santuario di Pompei e alle sue tradizioni mariane.
Nasce come recita, infatti, per 15 sabati consecutivi, dei quindici Misteri del Rosario. Oggi sono diventati 20, con l’introduzione dei Misteri della Luce.
Prima di iniziare la preghiera dei 15 Sabati, è bene confessarsi e proporsi, quel sabato, di prendere la Comunione. Questa devozione ci chiede principalmente di meditare su uno solo dei Misteri del Rosario (uno per ogni sabato) e di approfondirlo col brano evangelico corrispondente, con preghiere, riflessioni, proponimenti e opere proposte per quel giorno (secondo le disposizioni del Santuario di Pompei), nonché con la recita del Rosario per intero (ossia tutti e 20 i Misteri) o di parte di esso.
Questa devozione fu formulata dal Beato Bartolo Longo e si può iniziare in qualunque sabato dell’anno, anche se, al Santuario di Pompei, la si fa prima dell’8 Maggio e della prima domenica di Ottobre. Di seguito, proponiamo la testimonianza di una guarigione, avvenuta per la pratica dei 15 Sabati e riportata dalla rivista “Il Rosario e la Nuova Pompei”.
Nel 1860, don Pasquale Bortone era sacerdote a Lecce, ma decise di apostatare, di rinnegare il suo Credo, in favore della Massoneria e al facile “divertimento” di quei tempi.
Ad una sola cosa non aveva rinunciato, alla preghiera e all’affetto per la Madonna: “Io pregavo sempre la Madonna, quantunque senza fiducia”. Passarono gli anni e, nel 1888, don Pasquale si ammalò gravemente: “Soffriva disturbi gravi del sistema nervoso, paralisi incompleta di senso e di moto in quasi tutta la persona, per cui aveva un tremore continuo agli arti inferiori e superiori con indebolimento considerevole di forze. Aveva altresì disturbi intellettivi, poiché credeva che tutti gli volessero del male, diffidava quasi sempre di ogni persona e di ogni cosa”. La disperazione prese il posto di ogni altro sentimento, tanto che il sacerdote cercò più di una vola di suicidarsi.
Fu accolto in casa da un suo nipote, Nicola Bortone, un uomo molto devoto al Santo Rosario, perché potesse sorvegliarlo da vicino. “Giunse la solennità del Rosario del 1889, ed egli (Nicola) vi si apparecchiò con la Novena alla Vergine del Rosario di Pompei per ottenere la grazia nei casi più disperati. (…) Pasquale Bortone, lacerato dai rimorsi, provò pure qualche volta di rinconduarsi con Dio con la sacramentale confessione; ma quando gli si ingiungeva di fare pubblica ritrattazione in riparazione dei pubblici scandali, rifuggiva tenacemente restio, e dava anche in escandescenze ed in furie. Egli era iscritto alla Massoneria”.
In seguito, aiutato dalla famiglia, fece un altro tentativo. Cominciò una Novena alla Vergine, in vista della celebrazione dell’8 Dicembre dell’Immacolata Concezione.
Ma, proprio durante la Novena, sognò la Beatissima Vergine che gli disse: “Confessati e riconciliati con Dio, che sei ancora in tempo di farlo”. Nemmeno questo lo convinse, ma la notte seguente la sognò nuovamente: “Fa’ presto -ripiglia la Madonna- chiama il Confessore, confessati, ed avrai il trionfo. Nel giorno della mia festa ti dovrai comunicare”.
E questa volta don Pasquale non se lo fece ripetere, poiché si svegliò e poteva nuovamente muoversi liberamente: “La paralisi è sparita di repente da quella persona estenuata e stanca. Quell’infermo, divenuto insopportabile a se stesso, tanto che era condotto sino al suicidio, si leva diletto sano.
E scrisse: “Io qui sottoscritto Sacerdote Pasquale Bortone, preso dalla grazia di Dio, e per il patrocinio di Maria SS. di Pompei, mi ritratto di tutto ciò che ho potuto dire, o fare contro di Dio, della Chiesa e degli obblighi del mio stato. Prego Iddio e Maria Santissima aiutarmi sempre, onde con una buona vita possa riparare lo scandalo dato, e morire in seno della Chiesa Cattolica. Lecce, il 3 Dicembre 1889”.
Il sacerdote, da quel momento, riprese a dormire serenamente, come non faceva da circa 30 lunghi anni; si organizzò, insieme al suo Vescovo, per riprendere a celebrare la Messa, in una cerimonia in cui pubblicamente faceva ammenda dei suoi peccati e del suo tradimento a Dio, davanti al popolo che avrebbe dovuto guidare, proprio a Lecce, dove tutto era cominciato.
Antonella Sanicanti
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