Un monaco per ore, stando in piedi, canta un inno dedicato a Lei. Una lunga preghiera che la Madonna ha ascoltato con amore, tanto da manifestarsi.
La Vergine, dopo aver ascoltato l’inno che il monaco le aveva rivolto con fede certa e profonda devozione, gli fa un dono che lo lascerà stupito. Lo porrà direttamente nelle sue mani.

Dopo quell’evento a dir poco miracoloso, l’uomo divenne il primo cantore alla corte di Bisanzio. Questo inno è famoso sia per la Chiesa Ortodossa che per quella Cattolica.
Un inno cantato per ore per Lei
Nel cuore spirituale dell’ortodossia, sul Monte Athos, i monaci sono soliti intonare un inno particolare alla Madre di Dio, chiamato “Akathistos”, che letteralmente significa “in piedi”, da fare o cantare mentre si è in piedi.
La tradizione vuole che il famoso monaco innografo, Johannes Koukouzelis, abbia composto un bellissimo inno (che riportiamo in parte) per la Vergine Maria, passando ore e ore, appunto in piedi, a cantare per lei.
Dopodiché, sfinito, si addormenta nella stalla del monastero. In sogno, l’uomo vede la Madonna, la quale gli raccomanda: “Canta per me e non ti abbandonerò”. Nel sogno gli viene mostrata anche una particolare moneta d’oro, mai vista prima, che al risveglio il monaco si trova miracolosamente a stringere tra le sue mani.
L’apparizione al monaco e la struttura dell’Inno
Dopo quell’evento così particolare e miracoloso, l’uomo diventa il primo cantore alla corte di Bisanzio. L’Inno dell’Akathostos si recita in piedi, allo stesso modo con cui ci si pone per ascoltare il Vangelo e per i momenti più importanti e significativi della Santa Messa. Maria è cantata come identificazione della Chiesa, quale “Sposa” senza sposo terreno, Sposa vergine dell’Agnello, in tutto il suo splendore e la sua perfezione.
La prima parte dell’inno segue il ciclo del Natale, ispirato ai Vangeli dell’Infanzia. La seconda propone e canta ciò che la Chiesa al tempo di Efeso e di Calcedonia professava di Maria, nel mistero del Figlio Salvatore e della Chiesa dei salvati.

Inno Akathistos
Il più eccelso degli Angeli fu mandato dal Cielo
per dir “Ave” alla Madre di Dio.
Al suo incorporeo saluto
vedendoti in Lei fatto uomo,
Signore,
in estasi stette,
acclamando la Madre così:
Ave, per Te la gioia risplende;
Ave, per Te il dolore s’estingue.
Ave, salvezza di Adamo caduto;
Ave, riscatto del pianto di Eva.
Ave, Tu vetta sublime a umano intelletto;
Ave, Tu abisso profondo agli occhi degli Angeli.
Ave, in Te fu elevato il trono del Re;
Ave, Tu porti Colui che il tutto sostiene.
Ave, o stella che il Sole precorri;
Ave, o grembo del Dio che s’incarna.
Ave, per Te si rinnova il creato;
Ave, per Te il Creatore è bambino.
Ave, Sposa non sposata!
Ben sapeva Maria
d’esser Vergine sacra e così a Gabriele diceva:
«Il tuo singolare messaggio
all’anima mia incomprensibile appare:
da grembo di vergine
un parto predici, esclamando:
Alleluia!»
Desiderava la Vergine
di capire il mistero
e al nunzio divino chiedeva:
«Potrà il verginale mio seno
mai dare alla luce un bambino?
Dimmelo!»
E Quegli riverente
acclamandola disse così:
Ave, Tu guida al superno consiglio;
Ave, Tu prova d’arcano mistero.
Ave, Tu il primo prodigio di Cristo;
Ave, compendio di sue verità.
Ave, o scala celeste
che scese l’Eterno;
Ave, o ponte che porti gli uomini al cielo.
Ave, dai cori degli Angeli cantato portento;
Ave, dall’orde dei dèmoni esecrato flagello.
Ave, la Luce ineffabile hai dato;
Ave, Tu il «modo» a nessuno hai svelato.
Ave, la scienza dei dotti trascendi;
Ave, al cuor dei credenti risplendi.
Ave, Sposa non sposata!
La Virtù dell’Altissimo
adombrò e rese Madre
la Vergine ignara di nozze:
quel seno, fecondo dall’alto,
divenne qual campo ubertoso per tutti,
che vogliono coglier salvezza
cantando così:
Alleluia!