Riflettiamo e Meditiamo sul Crocifisso e la Realtà che Rappresenta!

Una delle canzoni da cui mi lascio guidare durante la preghiera dice: “Hai disteso le tue braccia anche per me, Gesù …” e prosegue “… Davanti a questo amore, la morte fuggirà”.

Ecco cosa è il Crocifisso, è ciò che mostra l’essenza del nostro uomo-Dio, che, appeso al legno della croce, lascia il petto squarciarsi per spargere su questa terra, sulle nostre esistenze terrene, l’amore che ci riserva. Mi piace pensare che il suo cuore sia esploso  -in un certo senso- perchè non riusciva più a contenere quell’amore, così come mi piace moltissimo associare al segno della Croce quella descrizione -non ricordo di chi, perdonatemi- che parla del legno verticale come di un protendere della Terra al cielo e del legno orizzontale come di un abbraccio all’umanità intera.

Non c’è nessuno su questo pianeta che non abbia bisogno di essere amato, di quell’affetto che va dalla comprensione al perdono, dalle carezze agli abbracci, dal farci sentire parte di una comunità per darci il coraggio di amare a nostra volta, ricambiando per come siamo stati amati e ancor di più.

Il coraggio di Cristo nell’appendersi a quel legno -castigo riservato ai peggiori delinquenti, come sapete- probabilmente sperava in questo, per cominciare l’opera di redenzione di noi tutti.

Sappiamo bene però che molti comodamente se ne dimenticano e lasciano che il nostro segno distintivo, quello della Croce, venga messo da parte, ignorato, considerato demodè, oltraggiato, distrutto.

In questo caso permettere l’oblio è peggio del non aver mai saputo, poiché implica rinnegamento. Se riflettessimo un po’ sul significato indotto da quel segno, non potremmo non commuoverci e rimanere in silenzio, cadere poi in ginocchio e, pregando, chiedere scusa per non averci pensato prima. Dovremmo chiedere scusa per aver dimenticato i nostri martiri, non solo quelli storici, ma tutti i “senza nome” che, fino a un secondo fa, hanno dato la vita per uno dei più deboli o soccombono in difesa della libertà di professare la propria fede. Dovremmo proprio chiedere scusa per aver lasciato che in molti luoghi in cui Cristo non è uno sconosciuto, avvalendoci di regole umane e leggi vari, la Croce divenga un oggetto ornamentale e, come tale, si riempia di polvere e messo da parte.

Chiediamo scusa perché non avremmo dovuto vergognarci di chi siamo nell’intimo, ma indignarci per le mille parole vuote di uomini che pur si dicono di buona volontà, ma restano a guardare la Croce marcire in soffitta.

La Croce è il segno della vita che ci rende uniti al solo unico corpo d’amore: il Corpus Domini.

Marco 8,38 “Chi si vergognerà di me (…), anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi”.

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