Papa Francesco: Superare razzismo, intolleranza e strumentalizzazioni


“Bisogna superare tutte le forme di razzismo, di intolleranza e di strumentalizzazione della persona umana”. Questo il tweet di Papa Francesco dal suo account @Pontifex nell’odierna Giornata dedicata a “Nelson Mandela” e indetta dall’Onu, per rendere omaggio, nell’anniversario della nascita, al prezioso contributo dato dall’ex presidente sudafricano alla costruzione di una cultura di pace e libertà. Il ricordo del leader scomparso quattro anni fa nel servizio di Gabriella Ceraso:

Costruire una società in cui tutti i sudafricani bianchi o neri camminino a testa alta dando vita ad una nazione in pace con se stessa e con il mondo”: era il maggio 1994 e così parlava Nelson Mandela da primo presidente eletto del Sudafrica.”Dove c’è povertà e malattia, dove gli esseri umani sono stati oppressi, c’è piu lavoro da fare”, sottolineava senza sosta, e “il nostro compito è garantire libertà per tutti”.

E proprio oggi nel tweet Papa Francesco sottolinea: “Bisogna superare tutte la forme di razzismo di intolleranza e di strumentalizzazione della persona umana”. Il commento di Enrico Casale, dell’Africa, Rivista dei Padri Bianchi:

“L’apartheid è un’eredità del colonialismo del secolo scorso, ma che è tuttora presente in forme di xenofobia, in forme di esclusione e che rischia di accentuarsi soprattutto in questa fase in cui ci sono processi di migrazione non solo verso l’Europa ma anche all’interno della stessa Africa”.

Quando toccò a lui subire, con oltre vent’anni di prigione,violenze e accuse ingiuste e infamanti, Nelson Mandela, che per questo ricevette il premio Nobel per la pace nel 1993, trovò una soluzione che ne ha fatto un vero eroe, grande e umile allo stesso tempo: non cedere al rancore per l’interesse di tutto un popolo. Ancora Enrico Casale:

“Non ha voluto contrapporsi a nessuno ma ha voluto coinvolgere anche la comunità bianca con tutte le sue responsabilità nella vita del Sudafrica. Ha quindi evitato il bagno di sangue che invece era temuto non solo a livello nazionale, ma internazionale”.

Quella fu una decisione fondamentale, ha confessato in seguito lo stesso Mandela all’odierno ambasciatore presso la Santa Sede, George Johannes,in una della tante conversazioni avute insieme. Linda Bordoni lo ha intervistato:

R. – One of my first questions to him was …

“Una delle prime domande che gli posi fu questa: ‘Come ti sei sentito quando il governo Apartheid ti ha contattato chiedendoti di porre fine alla lotta?’. Fece una breve pausa e mi disse: ‘Sai … La mia testa diceva che non dovevo impegnarmi con loro perché avevano provocato così tanto dolore ma il mio cuore mi diceva che se non lo avessi fatto, il Sudafrica avrebbe corso il serio pericolo di essere completamente bruciata dalla paura, dall’odio, da tutte cose che non vogliamo per il nostro Paese. Quindi decisi di appoggiarli e parlare con loro; guardarli negli occhi e parlare con loro’…Gli ho chiesto: ‘Come ti senti adesso?’. E lui: ‘In pace con me stesso. Posso dire di avere contribuito a creare una situazione nella quale potremo vivere insieme in quanto esseri umani”.

FONTE: RADIOVATICANA

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