Non accettavo che mia figlia diventasse suora

Per quanto si possa essere credenti ci sono delle occasione nella vita che vi faranno dubitare del disegno di Dio. Sicuramente capiterà nel caso in cui voi o i vostri cari siate affetti da una malattia terminale, o nel caso in cui il vostro bambino venga portato via da questo mondo anzi tempo. Ma ci sono casi meno estremi, legati semplicemente al nostro desiderio di essere felici e soddisfatti di come si sta svolgendo la vostra vita.

Questo è il caso dello scrittore americano Mattew R. Wenke, che due settimane dopo l’ingresso della sua unica figlia, Nora, nel convento delle Suore Passioniste del Kentucky ha scritto un bellissimo pezzo in cui consegna a tutti il suo dolore iniziale per il distacco da Nora e la sua felicità finale quando è riuscito a ricevere la grazia da Dio di comprendere il percorso scelto per lei.

Come ogni padre che ama il proprio figlio e da quell’amore ricambiato trae beneficio, anche Mattew, nonostante fosse un fedele devoto ed avesse sempre pregato per la vocazione di sua figlia, ha provato un egoistico dolore quando Nora gli ha confessato di voler entrare in un convento di clausura. Non riusciva ad accettare il fatto che quella splendida creatura donatagli da Dio sarebbe stata per sempre lontana da lui.

Combattuto tra il dolore personale e la felicità per la nobile vocazione della figlia, lo scrittore si è chiesto: “Non è triste che il mio primo pensiero non abbia riguardato la realizzazione vocazionale e il benessere spirituale di Nora? Il mio pensiero iniziale è stato che avrei potuto perdere la presenza di mia figlia in casa e la sua compagnia gentile e piacevole”. Quella sensazione spiacevole non è sparita nemmeno quando ha visto Nora gioiosa durante la prima visita al contento, né quando la figlia gli ha comunicato la sua felicità nell’avere la possibilità di affrontare la prova come aspirante.

L’unico pensiero di Mattew era: “Dovrei farla restare? Dovrei indurla a preoccuparsi del mio dolore e del mio dispiacere?”. Una notte, mentre rifletteva su tutte queste cose, si è accorto che quel desiderio spasmodico di trattenere la figlia era frutto di egoismo ed ha provato vergogna per se stesso, quindi, ha cominciato a pregare Dio affinché lo aiutasse ad accettare la vocazione della figlia.

Persuaso di aver accettato la decisione di Nora, Mattew si è dovuto ricredere quando la figlia è tornata dal periodo di prova come aspirante suora. I primi due giorni passati insieme a lei gli hanno fatto provare il desiderio che tutto tornasse alla normalità, ma il terzo giorno Nora gli disse che, per quanto bella, non si rispecchiava più in quella vita e che presto sarebbe andata incontro alla sua vocazione. A primo impatto quelle parole sono state una lama nel cuore, ma nel profondo sapeva che la figlia aveva ragione.

Per due bellissimi mesi padre e figlia si sono goduti ogni momento insieme traendo il massimo da ogni situazione, poi è giunto il giorno della separazione ed ecco che Mattew ha riprovato quell’insicurezza che lo aveva accompagnato fino ad allora: “Quando siamo tornati in Kentucky, ho pregato per avere il coraggio, la fede e l’amore per lasciar andare mia figlia… per restituire a Dio la figlia che mi aveva prestato per quasi 19 anni. La mia unica figlia. Dio ha dato suo Figlio per me. Potevo rimettere la mia splendida Nora tra le sue braccia?”.

Aver visto la gioia sul volto di Nora nel momento in cui stava entrando in convento lo ha fatto desistere dall’aver atteggiamenti egoisti, ma al ritorno a casa, solo con i suoi pensieri, lo scrittore cercava conforto e lo ha trovato nel Vangelo:

“Vangelo era perfetto per quella giornata – riguardava il fatto di trovare la perla preziosa e di comprare il campo per possedere il tesoro. Nora aveva trovato il suo amore per il Signore e il desiderio di dare tutto a Lui e di essere totalmente posseduta da Lui! Mia figlia è un tesoro singolare… questa “perla” sarà unita alla fila di perle preziose [in questa comunità passionista di clausura]. Ogni perla è unica; non è che una sia più bella dell’altra. Tutte concorrono a rendere completa la catena”.

Quel passo è stato illuminante e quella stessa sera Mattew ha pregato Dio per trovare il coraggio di essere felice per se stesso e per la figlia. Come per ogni aspetto della vita, l’accettazione del distacco è un processo lungo e travagliato che può essere affrontato e risolto con l’aiuto della preghiera.

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