L’atroce moda del Blue Whale

 

L’ultima terrificante moda del web per gli adolescenti è il gioco Blue Whale (o gioco del suicidio), si tratta di una serie di prove (50 in tutto) in cui i ragazzini sono spronati da anonimi criminali ad entrare in una spirale depressiva che conduce inevitabilmente al suicidio.

Il nome stesso del gioco è emblematico: la balena blu quando sente che è arrivato il suo momento decide autonomamente di spiaggiarsi e morire lentamente fuori dall’acqua. Allo stesso modo i ragazzi che partecipano a questo gioco muoiono lentamente dentro, prova dopo prova il loro attaccamento alla vita scema fino a portarli placidamente al gesto estremo.

Anche le ‘Iene’ (programma di approfondimento e denuncia) hanno parlato dell’epidemia diffusasi nel web con un servizio di Matteo Viviani. Grazie al reportage abbiamo scoperto che centinaia di ragazzi dai 9 ai 16 anni sono stati portati al suicidio in Russia (157 per l’esattezza), che il gioco si è già diffuso anche in Brasile, Francia ed Inghilterra e che delle indagini hanno portato all’arresto di un 22 enne studente di psicologia ritenuto dalla polizia l’ideatore di questo gioco malato.

La cosa più sconvolgente è che non esistono sintomi o segnali che aiutano a comprendere quando un figlio si trova invischiato nelle prove: la regola generale, infatti, è non farne parola con il padre e la madre e stando alle testimonianze raccolte da Matteo Viviani gli adolescenti coinvolti non mostrano segnali di squilibrio: “Ci sono persone che garantiscono ai ragazzi di ‘salvarli’ dai problemi che li affliggono, ma i nostri figli non soffrivano di depressione, erano giovani, solari e pieni di vita. Partecipare a quel ‘gioco’ li ha cambiati e portati alla morte”,ha detto alla iena una delle madri.

Finora non ci sono prove che il gioco si sia diffuso anche nel nostro paese, ma il suicidio del ragazzo di Livorno che si è gettato dal ventiseiesimo piano del grattacelo cittadino ha ricordato agli inquirenti le modalità di conclusione del Blue Whale. Un ulteriore indizio che induce a pensare che il ragazzino livornese fosse invischiato nel gioco malato lo ha fornito uno dei suoi compagni di classe che intervistato da Viviani ha detto che l’amico aveva abitudini strane come correre la notte e guardare determinati film horror per adempiere alle regole di un gioco online.

Si aggiunge, dunque, un ulteriore preoccupazione per i genitori che già devono combattere con le inquietudini dell’adolescenza acuite da un mondo sempre più social ed insensibile e che ora faranno bene a controllare la navigazione dei propri figli per evitare che cadano preda di macellai senza nome ne onore.

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