L’assoluzione per il peccato di aborto era prevista anche dalla legge canonica tradizionale

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La decisione di Papa Francesco di concedere ai sacerdoti la possibilità di perdonare le persone che hanno fatto un aborto ha sconvolto parte della comunità cattolica. Per questo motivo è bene spiegare con attenzione sia la decisione del Santo Padre che la situazione dottrinale che si verrà a creare:

 

Partiamo dalle parole di Papa Francesco, egli nella Lettera Apostolica ha scritto una postilla sull’aborto (la numero 12) dove afferma: “Concedo d’ora innanzi a tutti i sacerdoti, in forza del loro ministero, la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto… Vorrei ribadire con tutte le mie forze che l’aborto è un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente. Con altrettanta forza, tuttavia, posso e devo affermare che non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con il Padre”.

 

Come abbiamo già spiegato in un precedente articolo, la decisione di concedere il perdono non esula dal peccato che, come scritto dal Santo Padre, rimane “Un grave peccato, perché pone fine ad una vita innocente”, ma ciò non toglie che la Misericordia di Dio è più grande di ogni peccato ed un fedele che vuole chiedere l’assoluzione di Dio deve avere la possibilità di farlo. Detto questo vediamo in dettaglio come era legiferato questo peccato dalla Chiesa e cosa cambia con la decisione di Papa Francesco.

 

L’aborto volontario, citando la definizione data a questo da Papa Giovanni Paolo II, è “L’uccisione deliberata e diretta di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza”, si tratta in pratica della decisione di una madre o di una coppia di non portare avanti una gravidanza. Il diritto canonico a riguardo risale al 1398 e sentenzia per i colpevoli di tale grave peccato una “Scomunica Latae Sententiae”, ovvero una scomunica a vita senza bisogno di annuncio personale da parte di un Vescovo o di un Papa. Sappiamo che la scomunica è un atto estremo che priva il fedele di tutti i sacramenti e di conseguenza del perdono divino.

 

Il motivo di tale provvedimento risiede nella natura dell’atto in se: i fedeli devono preservare la vita propria e quella degli altri, causare morte è dunque un peccato mortale e l’aborto si ascrive in questa categoria con l’aggravante che a causare la morte del bambino è la stessa madre (si configura un atto contro natura). Al fine di scoraggiare un simile comportamento la Chiesa sin dal primo secolo ha condannato la pratica  con la scomunica.

 

In realtà l’assoluzione per il peccato di aborto era prevista anche dalla legge canonica tradizionale, fino ad ora, infatti, un fedele che aveva di mostrato di essere profondamente pentito per il terribile peccato poteva chiedere l’assoluzione che, però, sarebbe potuta arrivare solo dopo il permesso di un Vescovo. La decisione di Papa Francesco, dunque, agevola il percorso del penitente, che richiede la conversione e l’assoluzione, e quello di ciascun sacerdote, il quale avendo pieni poteri a riguardo potrà essere maggiormente preparato sull’argomento accompagnare il fedele lungo il percorso di ritorno sulla retta via fino all’assoluzione.

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