Don Bosco ci spiega come educare al meglio i giovani

Don Bosco ha dedicato la sua vita ad accogliere i ragazzi di strada e a cercare di dare loro un’istruzione, una famiglia, uno scopo, un lavoro.

Ed è per questo che i suoi consigli, su come affrontare il mondo degli infanti, possono essere utili tutt’ora, a genitori e ad insegnanti.

Don Bosco delineò un vero e provo Sistema Preventivo, che spiegava come amorevolmente si poteva indurre i ragazzi ad interessarsi all’educazione e allo studio, alfine di divenire, un giorno, buoni cittadini, ben inseriti nel tessuto sociale.

Ecco alcuni dei suggerimenti che il Santo elargiva a coloro che lo affiancavano nella dura, ma gratificante, missione di salvare le giovani vite dal vagabondaggio:

“La punizione dovrebbe essere l’ultima scelta”, perché la pazienza deve sostituire le minacce, in nome della comprensione caritatevole delle persone che si hanno davanti, specie se minori.

“L’educatore tra gli allievi cerchi di farsi amare, se vuole farsi temere”, perché è più semplice che un giovane senta la mancanza della persona buona, che gli porge una mano e gli regala un sorriso e a cui vorrebbe, un giorno, assomigliare. L’esempio, nel comportamento e nelle azioni, che l’adulto compie diventa, allora, la chiave per farmi stimare, apprezzare e seguire.

“Eccettuati rarissimi casi, le correzioni, i castighi non si diano mai in pubblico, ma privatamente, lungi dai compagni”, perché i ragazzi sentano la paternità dell’educatore e non la prepotenza del suo potere e del suo ruolo.

“Il percuotere in qualunque modo, il mettere in ginocchio con posizione dolorosa, il tirar le orecchie ed altri castighi simili debbonsi assolutamente evitare”, perché avviliscono e mortificano i ragazzi e, oggi, sono proibiti anche dalla legge.

“L’educatore faccia ben conoscere le regole, i premi ed i castighi stabiliti dalle leggi di disciplina, affinché l’allievo non si possa scusare, dicendo che non sapeva che ciò fosse comandato o proibito”, perché, appunto, nessun giovane possa rimanere nell’ignoranza di ciò che è lecito fare oppure no ed avere la misura di come eseguirlo doverosamente.

“Quando è una questione di dovere, siate fermi nel perseguire ciò che è buono e coraggiosi nell’evitare il male, ma sempre gentili e prudenti. Vi assicuro che il vero successo può derivare solo dalla pazienza”, perché pazientare vuol dire lasciare il tempo al giovane di comprendere errori e rette condotte e la differenza tra esse.

“Per essere veri padri nel rapportarci ai giovani, non dobbiamo permettere che l’ombra della rabbia offuschi il nostro volto”, perché i ragazzi ci osservano e a loro trasmettiamo il nostro sentimento. E’ bene dunque che sia serenità, ciò che facciamo loro arrivare.

Spesso la preghiera aiuta a compiere tutto per il meglio, laddove il nostro animo umano non sa destreggiarsi.

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